sabato 10 aprile 2010

HOLDEN, LOLITA, ZIVAGO E GLI ALTRI

Mi sono chiesto spesso dove vanno a finire le storie, dopo che siamo arrivati all’ultima riga e andati oltre. Conservare memoria di personaggi e trame: è questo il senso delle nostre esistenze di lettori? Che cosa resta di un libro a cui ne sono seguiti altri cento? Forse, come le case dove abbiamo abitato, o le persone che ci sono state vicine, ripensare alle vecchie storie ci ricorda come eravamo. Alcuni libri emersi dalla mia biblioteca mi fanno l’effetto di fotografie ritrovate per caso: leggo una pagina e rileggo me stesso, mentre tenevo il segno con il dito proprio lì, sul letto di un’altra casa, insieme a un’altra persona, in viaggio verso un luogo che adesso non conta più niente. Non mi sembra di aver passato un giorno senza un libro in tasca. Allora una bibliografia potrebbe essere il diario più intimo, il testimone più fedele di vite come la mia.

Negli ultimi due giorni sono stato in giro. Su treni ad alta velocità e sferraglianti carri bestiame, dentro divani letto profumati di whisky e ville di campagna infestate dai fantasmi, mi ha fatto compagnia un libricino. Si intitola Holden, Lolita, Zivago e gli altri - piccola enciclopedia dei personaggi letterari (1946-1999). L’autore è Fabio Stassi: scrittore, bibliotecario e pendolare. Io ho avuto la fortuna di incontrarlo nel suo elemento, non corridoi fitti di scaffali ma la banchina di una stazione. Mi ha raccontato di avere accumulato appunti per quindici anni, per mettere insieme questo indice di duecento nomi. Se lo aprite a caso potreste trovarci il ritratto di Sarah, la ragazza zoppa con cui Fast Eddie Felson finisce a letto, dopo l’epica sconfitta a biliardo con Minnesota Fats: Quando hai perso tutto, ma solo quando hai perso veramente tutto, ti può capitare di incontrarmi, di sponda, in piena notte, nel bar di una stazione di autobus, tra donne che non partono, e non riescono a dormire, e hanno voglia di bere. Io sono lì perché quello è l’unico bar aperto prima delle sei. Oppure quello di Mardou Fox, la perla nera di tutte le stanze ammobiliate di Frisco: Chiamatemi Mardou cuorefragile. Mardou piedevagabondo. Mardou che si mangia le unghie mentre ascolta Gerry Mulligan. Mardou ciglia nere e sciarpa rossa. Mardou sinuosa, intima, segreta. Mardou nevrotica. Oppure quello di Holly Golightly, la seduttrice eternamente in transito: Dovevo avere l’aria di chi si mastica le punte dei capelli bagnati e piange nel sonno e non sa conservare nulla né riconoscere cosa sia suo. Non volevo possedere niente. Cercavo solo un posto come Tiffany, l’unico luogo che mi facesse passare le paturnie, e l’ansia, e la paura, e questo senso d’essere effimeri. Soltanto chi si è innamorato di donne che non esistono, fatte d’inchiostro, carta ingiallita, parole di uomini morti, può avere scritto un libro come questo. Soltanto chi ha vissuto le sue più grandi avventure sul sedile lacero di un treno locale. Quella nostalgia bruciante che si prova chiudendo un libro, Fabio Stassi la conosce bene. Non a caso la sua piccola enciclopedia comincia con un verso dell’Antologia di Spoon River. Dire addio a personaggi che abbiamo amato è come veder partire gli amici, dal molo di un traghetto o tra le lapidi di un cimitero: in queste pagine tornano tutti alla vita.

Fabio Stassi, Holden, Lolita, Zivago e gli altri (minimum fax 2010)

7 commenti:

  1. Un po' come entrare in casa di uno sconosciuto, spulciare i titoli della sua libreria e avere la sensazione di conoscere già molto di lui e della sua storia. Condivido: sono i libri che conservano memoria di noi anche quando noi la perdiamo di loro.
    I personaggi delle tue storie mi hanno fatto compagnia appena trasferita in una nuova città dell'Emilia, durante un'estate caldissima senza ventilatore e piena di zanzare ... e ancora se lo ricordano!
    Complimenti per i primi due libri e la simpatica presentazione dell'ultimo a minimum fax. New York è il prossimo libro e spero viaggio.
    Beatrice

    RispondiElimina
  2. leggere questo tuo post mi ha fatto capire cos'è che mi ti fa sentire affine (disclaimer: non ho ancora letto i tuoi libri, anche se Manuale per ragazze di successo e tra i primi della pila, quindi questa è una sensazione derivata solo dalla lettura del tuo blog): la tua scrittura mi pare parli sempre di malinconia. una vena sottile, che visto che è anche mia riconosco profondamente. immagino quel divano di velluto un po' liso.

    RispondiElimina
  3. Capitano, ma è una specie di anteprima? Perchè non trovo notizie di questo libro, nemmeno sul sito di minimum fax...
    max

    RispondiElimina
  4. beatrice, clumsy: sì, credo che ci siamo capiti.
    max, ecco una sezione segretissima del sito di minimum fax: www.minimumfax.com/ufficiostampa (ci trovi i libri di prossima uscita)

    RispondiElimina
  5. Caro Capitano,
    mi sono portata il tuo libro “New York è una città senza tende” da leggere durante le vacanze e da sotto la pergola ho fatto un viaggio a N Y.
    Sapevo che era un bel libro, lo avevo capito dal prologo che avevo letto velocemente a Milano.
    Mentre anch’io seduta in giardino, anch’io (quasi) vecchia, leggo la poesia di Grace Paley, sento il desiderio di dirti che il libro non è solo bello ma appassionato, generoso, ricco d’amore e sentimenti.
    Mi sono sentita presa per mano nelle strade della tua Gotham, ad orientarmi guardando il sole tra vicoli, ponti, librerie, giardini; ho assaporato il gusto amaro delle birre del signor MCSorley, gli odori e i rumori di N.Y. hanno risuonato nelle mie orecchie.
    Ho apprezzato testi di scrittori a me sconosciuti, riletto brani di scrittori amati, imparato che i tombini di N.Y fumano perché c’è una centrale che distribuisce vapore per riscaldare i grattacieli, che in primavera piove tanto quanto da noi quest’anno; che Manhattan riflessa nell’acqua può provocare tanta emozione da dire : “ lo sciabordio delle onde è un panno di velluto steso sulle chiacchiere dei commensali, il tintinnare di posate e bicchieri, gli ottoni dell’orchestrina.” la più bella e poetica immagine che ho letto negli ultimi tempi. Grazie.
    Fulvia

    RispondiElimina
  6. ciao fulvia, grazie!
    è bello sapere di essere in mani amiche.
    domani parto, torno a gotham per un paio di settimane, spero di ritrovare almeno alcuni dei posti che ho lasciato e di scoprire nuove storie. ci vediamo presto.

    RispondiElimina
  7. Quello che lega i personaggi e le trame, trovo, è la sensazione che ti lascia un libro, quel senso di sospensione che si prova quando lo si legge imprime sulla pelle e nella memoria un istante o una serie di istanti..
    Un libro è una sorta di fotografia delle sensazioni.. in qualsiasi momento riaprendo quella pagina, rileggendo quelle parole si riesce a ricordare nettamente un momento ma a differenza della fotografia la vista è solo uno dei sensi, e neppure, forse, il più importante.. si riesce a ricordare gli odori, i sapori, si sente sulla pelle quel momento.. alle volte credo che i libri siano delle piccole macchine del tempo.. in qualche modo lo riapri e sospendi tutto, torni da lui, torni là..
    Sembra un libro interessante, ottimo consiglio
    Un sorriso

    RispondiElimina